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    Iva Berasi - articoli, lettere e interviste dalla stampa
          
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Trento, 6 agosto 2006
BERASI: «SÌ ALL’ORARIO FLESSIBILE, MA NON PER TUTTI»
L’assessore alle pari opportunità: le esigenze delle donne? Decidano i singoli dirigenti
dal Trentino di domenica 6 agosto 2006

Venerdì è stata fra quelli che, in giunta, hanno chiesto a Dellai di sospendere l’approvazione del nuovo orario cortissimo per i provinciali. Iva Berasi, assessore alle pari opportunità, ritiene che il principio sacrosanto della «flessibilità» nei tempi della vita non giustifichi la concessione di un ulteriore privilegio ai dipendenti di piazza Dante: «La mia idea è che alle stesse esigenze, a cominciare dalle lavoratrici madri, si possa dare una risposta più articolata, servizio per servizio, a discrezione del dirigente, che può garantire anche l’efficienza dell’ufficio».

Dunque no al secondo pomeriggio libero, almeno per adesso: «Altrimenti va a finire che il martedì dopo le 14 la Provincia si svuota. Come è successo - dobbiamo dirlo - al venerdì pomeriggio».

Assessore Berasi, lei si occupa di pari opportunità fra uomo e donna. In quest’ottica, non le pare che la richiesta di un secondo pomeriggio libero vada incontro alle esigenze delle lavoratrici che hanno figli?
Certamente si tratta di una proposta indirizzata soprattutto alle donne. Sono decisamente a favore della flessibilità dell’orario di lavoro, perché meglio può adattarsi ai tempi della vita e alle necessità di chi ha dei figli, ma non solo. Tuttavia non mi pare che questo modello sia il più adatto a soddisfare queste esigenze, in questo momento.

Quale soluzione, allora?
Io dico che ci può essere un orario modulato servizio per servizio. Un dirigente conosce le forze che ha a disposizione e può decidere, ad esempio, un sistema di turni che garantisca comunque l’apertura al pubblico. Occorre che ogni dipendente sia in grado di assolvere anche a mansioni diverse. Non può succedere, diciamo, che se stacca una centralinista non c’è nessuno che risponde al telefono.

Come succede, sempre per essere molto franchi, al venerdì pomeriggio in tanti uffici. Noi giornalisti non troviamo nessuno, tranne l’ufficio stampa e poco altro...
Sì, restano solo le segreterie degli assessori.

Spariscono persino i dirigenti...
E’ così.

Un altro vantaggio di questo sistema, grazie al diverso orario di ingresso, fra le 7.45 e le 9, potrebbe essere lo scaglionamento degli arrivi dei pendolari in città, con un alleggerimento del traffico nell’ora di punta.
Potrebbe, ma sarebbe opportuno raccordarsi con il Comune di Trento, allora, per fare lo stesso tipo di politica.

Le prime reazioni dell’opinione pubblica hanno commentato l’orario extrasmall come l’ennesimo privilegio dei provinciali rispetto a chi lavora nel privato e non ha più né orari né regole. Ecco, perché la Provincia non interviene per i «tempi della vita» anche di questi ultimi?
Innanzitutto perché la Provincia è l’«azienda» più grande che c’è, con 6 mila dipendenti, e ha margini di manovra che le aziende minori non hanno. In secondo luogo, perché nel settore privato c’è troppa differenziazione, ed è difficile pensare a politiche unitarie. Ma sono d’accordo con lei. Questa giunta provinciale farebbe bene a mandare un segnale anche ai lavoratori privati ed autonomi, anziché pensare solo ai propri dipendenti, che già non sono messi male, obiettivamente.

Lei ha qualche proposta?
Stiamo cercando di concretizzare l’idea dei «jolly» che possano sostituire i lavoratori del commercio, ad esempio. Vorremmo adattare a questo fine la legge 35 del 2000, quella sui congedi parentali per risolvere i tempi della vita. Ci stiamo lavorando insieme alla Confesercenti. Ci servirebbe un finanziamento per poter formare un gruppo di «jolly» in grado di sostituire un negoziante, o un commesso, che deve assentarsi un paio d’ore per andare dai figli ma anche, perché no, per portare la madre a fare una visita.

E gli asili nido aziendali? Se ne è parlato tanto, ma l’unico ente che l’ha fatto è l’università.
Già. Avevamo promosso anche un convegno. Anche la Uil ci ha chiesto di andare avanti.

 

 

  Iva Berasi

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